L'ansia e i disturbi d'ansia

L'ansia è una sensazione normale. Livelli moderati di ansia sono spesso utili per migliorare le prestazioni e livelli piuttosto alti di ansia possono essere vissuti come normali quando sono coerenti con ciò che richiede la situazione. 
Le persone con disturbi d'ansia, invece, non si lamentano semplicemente di essere troppo spesso eccessivamente ansiose, ma chiedono aiuto riferendo paure specifiche e ricorrenti che riconoscono come irrazionali e in un certo senso intrusive. Per esempio, i soggetti con disturbi d'ansia hanno paura di avere un collasso fisico o di morire nel disturbo di panico, di ricevere un giudizio negativo nella fobia sociale, che accada qualcosa di male a sé o ai propri cari nel disturbo dell'ansia generalizzato, di arrecare danno a sé o alle persone care nel disturbo ossessivo-compulsivo, di essere esposti a un danno (improbabile) nelle fobie specifiche e temono il ricordo intrusivo di passare situazioni di pericolo nel disturbo post-traumatico da stress. 
La disabilità è causata in realtà dai sintomi specifici e dalla paura di questi sintomi, sebbene l'ansia che ne deriva sia il sintomo utilizzato per definire questo gruppo di disturbi. Infatti, i farmaci ansiolitici non sono risultati il trattamento ideale, perché, nonostante riducano l'ansia, sono poco efficaci nel ridurre le paure di fondo specifiche per ciascun disturbo. 
La gravità dei disturbi d'ansia è frequentemente sottostimata perché l'ansia è di solito uno stato d'animo normale, utile e con funzione protettiva. Infatti, lo scopo del trattamento non è quello di evitare le situazioni che potrebbero produrre ansia, ma imparare a darle il giusto significato e il giusto valore, valutando in maniera oggettiva il contesto. 
Un esempio che può aiutare a comprendere gli effetti facilitanti e debilitanti dell'ansia è la descrizione della relazione tra ansia e rendimento: il rendimento in caso di compiti che richiedono abilità migliora quando cominciano ad aumentare l'attenzione e la vigilanza, che rendono l'ansia facilitante; il rendimento è massimo quando l'aumento della prestazione raggiunge il valore ottimale di ansia. Aumenti di livello d'ansia oltre quello ottimale possono avere effetti debilitanti, riducendo la capacità di compiere movimenti con scioltezza, di svolgere attività intellettuali complesse e rendendo difficoltosa l'acquisizione di nuove informazioni. 
Infatti, i pazienti con un disturbo d'ansia soffrono molto per gli effetti debilitanti della loro ansia eccessiva, in quanto pregiudica la loro attività lavorativa e le loro relazioni interpersonali e limita le loro attività ed opportunità. Così, tendono ad evitare situazioni difficili e a non prendere decisioni.

UN MODELLO PER SPIEGARE L'ANSIA

Quando si verifica un evento, questo viene valutato come minaccioso o non minaccioso e, nel primo caso, viene seguito da un'attivazione fisiologica per fronteggiarlo, caratterizzata da determinati sintomi. 

EVENTO
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VALUTAZIONE
|L'evento viene valutato alla luce di precedenti esperienze personali con eventi simili e secondo il senso comune per quanto riguarda il livello di pericolosità associato a tali eventi. Questa valutazione è in parte cosciente e in parte condotta in maniera automatica o inconscia, prevalentemente guidata da pensieri irrazionali di pericolo. 
Se si viene svegliati dal cigolio di una porta e si decide che è stato il gatto, allora è facile tornare a dormire. Se si decide che il rumore potrebbe essere stato provocato dai ladri, allora si diventa istantaneamente vigili e ansiosi, con il cuore che batte forte e la bocca secca mentre si decide che cosa fare. 
Quindi, non è l'evento, ma i pensieri relativi all'evento che causano l'ansia. 
ATTIVAZIONE
|Stai attraversando una strada quando sbuca improvvisamente una macchina a grande velocità e a pochi metri da te. Ti spaventi e corri verso il marciapiede. Ancora prima che inizi a correre, il tuo cervello ha avvertito il pericolo e il tuo organismo ha iniziato ad attivare il sistema nervoso autonomo, ed in particolare a rilasciare adrenalina, con lo scopo di permettere di reagire in modo veloce ed efficiente al pericolo.
Si tratta della cosiddetta risposta automatica di attacco o fuga di fronte ad un pericolo fisico (tipica dei nostri antenati, che si trovavano più frequentemente di fronte a pericoli fisici, e che fa ancora parte dei nostri meccanismi di difesa). In ogni situazione di allarme si genera una reazione di attacco o fuga, che ovviamente non sempre raggiunge l'intensità che si ha in una situazione di vita o di morte. Chi ha un disturbo d'ansia, diffida di ogni tipo di ansia, anche di quella utile e cerca di evitarla sempre, poiché ha paura che cresca fino a diventare incontrollabile. Per questo motivo, in queste persone la risposta di attacco o fuga si attiva troppo facilmente o nel momento sbagliato, avvertendo tutti quei sintomi fisici che sarebbero utili se dovessero fuggire o combattere. 
SINTOMI
|Il respiro si fa più frequente; il ritmo cardiaco e la pressione del sangue aumentano; il sangue è dirottato ai muscoli (specie arti superiori e anteriori) e meno agli organi interni (si diventa "bianchi di paura"); i muscoli si preparano a contrarsi velocemente; aumenta la capacità di coagulazione del sangue, cosicché in caso di ferita si ridurrebbe la perdita di sangue; si comincia a sudare, per contrastare il surriscaldamento dovuto all'attività fisica; la mente si concentra su un pensiero dominante; la digestione si ferma, la bocca diventa secca e produce meno saliva, per cui il cibo rimane nello stomaco e può dar luogo a nausea, mentre viene liberato nel sangue lo zucchero per fornire energia; il sistema immunitario rallenta perché il corpo concentra tutti i suoi sforzi nella fuga.
L'iperventilazione richiede un approfondimento, in quanto ha un ruolo decisivo nello sviluppo di un'ansia eccessiva e può peggiorare i sintomi che si provano durante un attacco di ansia. Ogni volta che una persona inspira, l'ossigeno entra nei polmoni dove si lega all'emoglobina, una molecola dei globuli rossi del sangue. L'emoglobina porta l'ossigeno in tutto il corpo e lo rilascia alle cellule, che lo usano per avere energia e producono un "gas di rilascio", l'anidride carbonica, che passa nel sangue e viene trasportata ai polmoni per essere eliminata con l'aria espirata. L'ossigeno si libera dall'emoglobina solo in presenza di anidride carbonica. Quindi, se è fondamentale respirare ossigeno, è fondamentale che non manchi l'anidride carbonica. L'iperventilazione, cioè il respirare troppo velocemente, porta ad avere troppo ossigeno e poca anidride carbonica. Una delle conseguenze è il restringimento di alcuni vasi sanguigni che portano il sangue a certe aree del cervello. Ne derivano i seguenti sintomi: 
- senso di mancanza di aria 
- senso di testa leggera
- senso di stordimento
- senso di irrealtà e stranezza del proprio corpo
- senso di confusione
- tachicardia
- sensazione di formicolio alle mani, ai piedi e al viso
- rigidità muscolare
- mani sudate
- bocca o gola secca
- vertigini
- nausea

A questo punto l'ansia è avvertita come una minaccia e quindi scatena a sua volta una risposta di ansia, dando luogo ad un circolo vizioso. 

TERAPIA

Le tecniche cognitivo-comportamentali si sono dimostrate molto efficaci per il trattamento dell'ansia. 
L'individuo in preda all'ansia dovrebbe avere due compiti: mantenere il controllo per impedire che l'ansia diventi disabilitante e mettere in atto le strategie necessarie a contrastare la minaccia. Il problema è che la maggior parte delle persone con alti livelli di nevroticismo (che regola l'intensità della reazione di allarme e dei sintomi provati) decide velocemente che, poiché la minaccia è imprevista e incontrollabile, è anche ingestibile. Il trattamento deve perciò porsi l'obiettivo di rendere la maggior parte delle minacce comprensibili e gestibili agli occhi del soggetto. La terapia si struttura, di solito, nelle seguenti strategie:

  • Strategie di riduzione dell'attivazione: 
    - controllo dell'iperventilazione (mediante la tecnica del respiro controllato)
    - meditazione e rilassamento (io personalmente utilizzo la Mindfulness)
  • Esposizione:
    prevede la graduale riesposizione dell'individuo allo stimolo che evoca paura o ansia. Sulla base delle informazioni fornite dal paziente, il terapeuta prepara una serie di esercizi di esposizione disposti gerarchicamente in modo tale che i comportamenti previsti possano essere messi in atto senza che l'ansia risulti travolgente. Si inizia da comportamenti che generano ansia minima a comportamenti che provocano più ansia. E' possibile addirittura iniziare con un'esposizione immaginativa, per poi passare a quella "in vivo". Questo serve a far capire al paziente che la sua ansia è immotivata e infondata. 
  • Terapia cognitiva
    prevede l'utilizzo di tecniche che hanno lo scopo di agire e modificare i modelli di pensiero falsi o irrazionali, sostituendoli con altri più razionali e adattativi. In particolare, il paziente impara ad identificare questi pensieri distorti o imprecisi, poi questi vengono sostituiti da cognizioni più realistiche e accurate attraverso il feedback del terapeuta e attraverso esperimenti comportamentali che hanno l'obiettivo di testare i pensieri illogici. Gli interventi cognitivi mirano a decatastrofizzare le interpretazioni dei sintomi del panico. 

DISTURBI D'ANSIA

La diagnosi di un disturbo d'ansia spetta al terapeuta. Questi articoli sono utili per far capire a chi legge che i sintomi provati potrebbero corrispondere a qualche tipologia di disagio psicologico o disturbo e a convincerlo a intraprendere un percorso personale per stare meglio, ma prego chiunque legga di non affidarsi completamente a Dottor Google o a letture prese da siti vari e non sempre gestiti da professionisti. Rivolgetevi agli esperti del settore! 


A titolo informativo, riporto qui di seguito l'elenco dei disturbi d'ansia descritti nei manuali diagnostici:

  • Disturbo di panico e agorafobia: una paura improvvisa ed intensa, in mancanza di un pericolo reale, spesso sintomo di un attacco di panico in atto. Ad essa si associano i sintomi somatici descritti sopra. L’agorafobia è caratterizzata dall'ansia di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto, in caso di attacco di panico.
  • Fobia SocialeLa fobia sociale, detta anche sociofobia o disturbo di ansia sociale, è la paura intensa e pervasiva di trovarsi in una particolare situazione sociale, o di eseguire un tipo di prestazione, che non siano, a chi ne è affetto, familiari e da cui possa derivare la possibilità di subire un giudizio altrui. Si tratta di un particolare stato ansioso nel quale il contatto con gli altri è segnato dalla paura di essere malgiudicati e dalla paura di comportarsi in maniera imbarazzante ed umiliante. La fobia spinge il soggetto ad evitare situazioni spiacevoli, aumenta il disagio nel caso debba affrontarle.
  • Fobia specificacomprende sia la reazione di paura in presenza (o nell'attesa) di particolari oggetti e situazioni, sia un comportamento di evitamento del contatto diretto con gli oggetti o le situazioni stesse.
  • Disturbo ossessivo-compulsivo: comprende una sintomatologia costituita da pensieri ossessivi associati a compulsioni (azioni particolari o rituali da eseguire) che tentano di neutralizzare l'ossessione (es. lavarsi continuamente le mani a causa della convinzione che siano sempre sporche).
  • Disturbo d'ansia generalizzatol'ansia che caratterizza il disturbo non è concentrata o elicitata da un particolare oggetto o situazione (ovvero, è aspecifica).
  • Disturbo post-traumatico da stressè l'insieme delle forti sofferenze psicologiche che conseguono ad un evento traumaticocatastrofico o violento.

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